Forse per condividere con l'altro la dimensione empatica, andare oltre, si è cercato da sempre di trasmettere, per mezzo delle immagini, l'indicibile.
Penso al graffito preistorico, campo di forze, agglomerato d'istanze.
Il quadro è il posto dove, attraversato il vuoto senza paura, ci si ritrova ad interrogarsi e a voler interpretare sfacciatamente ciò che accade in noi, attorno a noi, ogni momento: lo spirito plasma la materia, in evoluzione.
Emozione, ragione, inquietudine, quiete proseguono all'infinito; ogni cosa può essere fatta meglio, nessuna consegnata con la certezza.
Si rimane in sospeso, toccando con mano i propri limiti, nella dilatazione esasperata dei tempi che si contraggono in mostre e verifiche. |